L’arancia è il frutto appartenente al genere Citrus, in cui ritroviamo sia varietà amare, come il Citrus aurantium, sia varietà dolci, come il Citrus sinensis. Originaria del continente asiatico, oggi viene coltivata in diverse regioni del globo e tra i suoi principali produttori troviamo nazioni come Spagna, Cina, Messico, Brasile, Stati Uniti, Italia e Israele. Si tratta di un frutto generalmente disponibile in un periodo di tempo che va da novembre all’aprile successivo, con alcune variazioni stagionali che dipendono da varietà a varietà.
Quali sono i benefici di questi frutti arancioni?
L’arancia, come molti ormai sanno, è una fonte incredibile di antiossidanti e vitamine, vitamina C in primis. Proprio quest’ultima pare sia dotata di azione antitumorale e antinfiammatoria, riesce a proteggere il colesterolo dall’ossidazione e garantisce un buon funzionamento del nostro sistema immunitario; secondo recenti indiscrezioni è anche stata associata a una minor incidenza delle infezioni da Helicobacter pylori.
I flavonoidi dell’arancia, poi, esercitano un’azione anticoagulante, mentre pare che l’erperidina e la beta-criptoxantina presenti al suo interno potrebbero aiutare a combattere, rispettivamente, il colesterolo alto e il tumore ai polmoni. Le fibre di cui è ricca, inoltre, aiutano a contrastare sia il colesterolo alto che il diabete favorendo al contempo anche il buon funzionamento del nostro intestino. Infine, sembra che il succo d’arancia sia associato a una riduzione del rischio di sviluppare calcoli renali e/o artrite reumatoide.
Ma perchè bisogna stare attenti al consumo che se ne fa?
Ebbene, il consumo di arancia dovrebbe certamente essere evitato da chi assume ACE inibitori (anche conosciuti come inibitori dell’Enzima di Conversione dell’Angiotensina) e da chi è in trattamento con diuretici che potrebbero aumentare i livelli di potassio nell’organismo.
Essendo le arance degli agrumi, poi, sono solitamente sconsigliati alle persone che soffrono di reflusso gastroesofageo o di gastrite, sebbene possa esserci comunque un qualche grado di tolleranza. In questi casi, dunque, il loro consumo deve essere limitato (non è necessario evitarli del tutto). L’intolleranza verso questi frutti è abbastanza inusuale ma in quei rari casi è ovviamente opportuno non mangiarli.
Chiaramente confrontatevi sempre con il vostro medico e se necessario anche con un nutrizionista in modo da sapere come regolarvi al meglio.