Un nuovo no all’installazione di un’antenna Iliad. Il nostro punto della situazione sulla nuova quarta rete mobile italiana. E sul perché, una normativa troppo stingente rischia di affossare la rivoluzione digitale italiana. Ma prima di lasciarvi al nostro articolo di oggi, vi chiediamo ancora una volta, di seguire tutte le Iliad News anche su Telegram.
Non c’è pace per Iliad che ha ottenuto un nuovo fermo dal Comune di Piacenza per l’installazione di una nuova antenna, dopo un primo stop avvenuto tempo fa non solo in questo comune ma anche a Legnano e Lucca. Le motivazioni anche in questo caso vanno attribuite alle emissioni elettromagnetiche ma la questione resta molto aperta oltre che controversa.
Il comune di Piacenza stavolta ha bloccato l’installazione di una nuova antenna presso il condominio ubicato in via Carella secondo quanto riportato da Telelibertà con la motivazione di un aumento oltre i limiti di legge dei campi elettromagnetici vista anche la presenza di altre antenne degli altri operatori telefonici.
La soglia di campi elettromagnetici è stata analizzata dai tecnici dell’Arpa (l’Agenzia regionale prevenzione e ambiente dell’Emilia Romagna) secondo cui una volta attiva anche la nuova antenna di Iliad, nella zona in questione la somma di tutti i campi elettromagnetici generati dalle varie antenne avrebbe superato il limite di 6 Volt/metro nelle 24 ore.
Fin qui sembrerebbe tutto motivato e tutto con un senso ma il problema è anche un altro: una normativa italiana molto restrittiva che di fatto impone dei paletti che possono creare grossi problemi anche nel prossimo futuro e non solo a Iliad.
Già TIM e Wind Tre infatti avevano esposto la problematica lo scorso mese in Parlamento puntando il riflettore sulla questione. Se rimangono gli attuali limiti sarà molto difficile costruire la nuova prossima rete 5G perché occorrerà immancabilmente un numero assai maggiore di antenne.
A questo punto occorre affrontare la situazione con serietà e competenza perché lo sviluppo tecnologico in Italia non può e non deve essere fermato.
Tanto più in un Paese che aspira alla rivoluzione digitale e che chiede, soprattutto nelle sue aree più periferiche e rurali, l’intervento dello Stato per superare quell’atavico limite particolarmente forte in Italia: il digital divide.
La schizofrenia dei comuni e degli altri enti locali italiani è tutta qui. Da una parte chiedono investimenti, lavori di ammodernamento per prendere parte alla rivoluzione digitale e per costruire le autostrade del futuro, l’ultra broadband. Dall’altra si lasciano ammaliare da facili luoghi comuni, sulle presunte pericolosità delle antenne.
La serie di no che sta ricevendo Iliad in questi mesi di costruzione della propria rete rappresenta un ostacolo non solo allo sviluppo del quarto operatore mobile del Paese ma è di fatto un pericolo per un nuovo regime di sana e costruttiva concorrenza, a vantaggio dei consumatori.
Visto che Iliad possiede regolari licenze e viste che queste vengono concesse dallo Stato Italiano anche a caro prezzo, non sarebbe opportuno che sia proprio lo Stato a garantire all’investitore francese la concreta messa in opera delle licenze?
Può, sul lungo periodo l’operatore Iliad continuare ad offrire prezzi super convenienti, che tanto hanno fatto bene al mercato mobile, senza poter contare su un’autonomia totale sul fronte network? E’ giusto che i singoli enti locali abbiano tutto questo potere e possano quindi bloccare un progetto di investimento proveniente dall’estero?
Tutte domande alle quali, potete rispondere voi, utilizzando lo spazio commenti in basso. Per quanto ci riguarda, ci basta porre l’attenzione su un tema generale: la capacità del sistema Italia di proteggere certamente la salute pubblica ma anche chi decide di fare impresa, venendo da fuori confine e credendo nel sistema Italia. Proprio come ha fatto Iliad.
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Per Iliad l’elemento rete resta assolutamente strategico e di priorità assoluta. Ricordiamo, per i meno informati nel settore tlc che grazie agli accordi relativi alla fusione tra Wind e Tre, presi davanti alle autorità europee, la società che si è andata a costituire ha garantito ad Iliad l’accesso alle proprie infrastrutture per un periodo piuttosto lungo. Fino a 10 anni.
Ciò detto, è bene ricordare che Iliad paga comunque a Wind Tre un “affitto”, benché definito dallo stesso Xavier Niel estremamente conveniente. Senza proprie antenne quindi Iliad sborsa qualcosa, per ciascuna chiamata e per ciascun megabyte sviluppato sulla rete del gestore ospitante. Nello specifico la rete arancione.
Ne consegue che la rete indipendente, fortemente attesa in questo 2019, consentirà ad Iliad di aumentare i propri margini, ora possibili solo grazie ad un marketing essenzialmente basato sul passaparola e su una struttura aziendale estremamente snella.
I termini economici dell’accordo tra Wind Tre ed Iliad restano per ovvie ragioni segreti.
Ma di certo non si tratta di un affitto concesso gratuitamente.
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