Siamo sicuri che, almeno una volta nella vita, mentre cercavate disperatamente qualcosa di molto importante, siate incappati nel ritrovo di tutt’altro. Questo, ad esempio, è proprio quello che è accaduto a coloro che dopo moltissimi anni hanno ritrovato in casa un libretto postale che si rivelò, in seguito, scrigno di 300.000€. Nelle prossime righe capiamo bene di cosa si tratta.
Il libretto postale è, forse, uno dei fondi di risparmio più usuali che nacquero diversi anni fa. Vi parliamo di quando ancora c’era la Lira e l’Euro non era stato ancora preso in considerazione, dunque ben oltre 20 anni. Questo metodo di risparmio, proprio come avviene tutt’oggi, era una sorta di conto dove si depositava una cifra inziale soggetta all’aumento grazie a degli interessi annuali. Grazie a questa piccola invenzione, diverse persone erano raccogliere un piccolo gruzzoletto, in alcuni casi anche irrisorio, portarlo alle poste ed aprire un conto risparmio.
Con un po’ di fortuna, poi, con il passare degli anni, questo sarebbe cresciuto per poi diventare una vera e propria fortuna. In alcuni casi era utilizzato per riservarsi dei soldi per il semplice sostentamento dopo tanti anni di lavoro; in altri si rivelava di grande aiuto per la realizzazione di progetti; in altri ancora, perchè no, anche all’acquisto di proprietà. Tutto dipende dalla cifra di partenza e, di conseguenza, da quella di arrivo.
Status del libretto
Un particolare a cui fare attenzione, che poi tanto particolare non è, bensì di grande rilevanza, è lo status di questi libretti di risparmio; non siamo parlando delle condizioni fisiche in cui si trovano, bensì di una forma astratta. È proprio quello di cui, purtroppo, non avevano tenuto conto i due fortunati signori di cui vi parlavamo prima che, dopo aver scoperto di aver accumulato 300.000€, scoprirono che lo stato del libretto non era più idoneo alla riscossione del denaro. Le poste, infatti, etichettarono, già diverso tempo fa, come “dormienti” tutti quei libretti che non registravano alcun movimento negli ultimi 10 anni e con un saldo pari o inferiore ai 100€.
Non siamo a conoscenza di come siano andati i fatti in seguito; sappiamo che, entrambi, intrapresero vie legali per riconoscere chi tra lo Stato e loro stessi fosse l’effettivo proprietario del denaro ma, purtroppo, l’esito di entrambe le cause, non sembra essere di dominio pubblico.