Siamo praticamente tutti legati ed abituati all’idea che alcuni elettrodomestici hanno conquistato nella quotidianità, la televisione è indubbiamente tra questi, elemento che ha caratterizzato e modificato in modo definitivo il concetto di informazione nonchè di intrattenimento, a partire dalla metà del 20° secolo. Nonostante ciò il concetto di una imposta applicata al possesso di una TV è ancora piuttosto estraneo, come risulta culturalmente dalla concezione di tassa televisiva che corrisponde al Canone Rai, una delle forme di costrizioni di pagamento meno accettate in Italia.
Quanto costa il Canone Rai nel 2023? La risposta toglie il fiato
Non si tratta di una imposta tra le più elevate dal punto di vista pecuniario, ma sicuramente corrisponde a qualcosa che non riesce ad entrare nella normalità. Non a caso, nel 2016 è cambiata la struttura di questa tassa, che è una basata sul possesso e non sull’utilizzo dell’elettrodomestico.
Anche per questo motivo l’imposta risulta una delle più evase in senso assoluto del nostro ordinamento legate, pur trattandosi a tutti gli effetti di una tassa, che da diversi anni anche per renderla maggiormente “accettata” ed efficace risulta essere legata alla fatturazione dell’energia elettrica, ossia alla bolletta della luce.
Nel 2016 infatti l’importo annuo, in precedenza di 113 euro pagabili in un’unica soluzione, è stato ridotto a 90 euro annui e dilazionato in 10 rate da 9 euro l’una, rate che risultano essere “spalmate” su tutte le fatturazioni della luce per l’intero anno solare, da gennaio ad ottobre.
Questo ha portato ad un incremento delle entrate di quella che è una imposta comunque importante per lo stato, passando dal 3 % degli italiani che in precedenza la pagavano regolarmente all’attuale percentuale del 27 %.
Anche se nel corso degli anni molti hanno caldeggiato l’ipotesi di una riduzione o addirittura di una abrogazione del Canone Rai, questo è stato confermato sotto questa formula anche nel 2023, nella misura dei 90 euro di cui sopra.