Le banche intese come delle strutture interne allo stato, costituiscono una fondamentale parte dello stesso, in quanto importanti per ogni forma di cittadino, dal singolo lavoratore al grande imprenditore anche se a larghi tratti, nel corso della storia del mondo e dei singoli paesi, sono state anche utilizzate in modo illecito, oltre a subire diverse influenze che hanno messo a repentaglio i risparmi di milioni di persone. Il contesto attuale sembra parlare di crisi per le banche, ma cosa rischiano nel concreto quelle italiane?
Crisi per le banche, cosa rischiano quelle italiane? “Attenzione”
L’inizio del 21° secolo non è stato positivo per le banche mondiali, soprattutto quelle di lunga fondazione che hanno palesato una grande e diffusa difficoltà nell’adattarsi ai vari contesti sociali, sempre più dominati da eventi come la globalizzazione e “l’appiattimento” dei mercati.
La crisi finanziaria del 2008 e tutte le varie forme di cambiamento, oltre alle crisi non strettamente economiche come quelle portate dalla pandemia di pochi anni fa hanno indiscutibilmente portato a varie forme di riorganizzazione per le banche italiane, che almeno nella metà dei casi, fanno oramai parte di holding e fusioni varie.
Grazie all’intervento dei singoli stati e dell’Unità sovranazionale come l’Unione Europea oggi i bilanci delle banche sono più solidi, quindi vi è una difficile indisponibilità di liquidi ma il crollo del costo dei titoli ha reso meno conveniente fare ricorso agli istituti di credito, anche per una semplice considerazione legata all’inflazione.
Oggi quindi risulta meno conveniente, ancora di più rispetto al passato, lasciare i soldi sul proprio conto bancario, in quanto la perdita di valore è importante (meglio fare affidamento su altri strumenti come i libretti di risparmio, i BTP oppure i conti deposito) ma in linea di massima il rischio di fallimento è praticamente nullo per le banche italiane, sia quelle più grandi che gli istituti di credito minori.