La stria del francobollo italiano segue più o meno il processo che ha portato alla prima grande diffusione di questi oggetti così diffusi ed ambiti a partire dalla metà dell’Ottocento, in pratica quasi da subito. Il francobollo, che ha fatto nascere anche il concetto di affrancatura postale, risale nella sua prima forma fisica alla al 1840 con l’adozione del primo francobollo in assoluto, il famoso Penny Black la prima emissione concepita per esentare dal pagamento del trasferimento della corrispondenza, il destinatario.
E’ caccia a questo raro francobollo italiano: ecco il suo valore
Anche se il Penny Black è stato utilizzato per poco tempo, da parte del Regno Unito, il concetto è stato esteso rapidamente a tutte le nazioni del mondo, ed anche l’Italia a del periodo, ancora divisa in vari stati, ha adottato le prime emissioni filateliche, in quanto la funzionalità di questi oggetti è rapidamente divenuta molto popolare ed utile.
Un esempio è costituito dalle prime emissioni adottate dal Regno Lombardo-Veneto, uno stato vassallo dell’allora piuttosto influente impero Austro Ungarico che corrispondeva a quella che oggi è l’Italia nord est.
Anche questo stato vassallo ha rapidamente adottato i propri francobolli, utilizzandoli fino alla fine dello stato, con l’annessione dei territori al Regno d’Italia. I più famosi sono sicuramente i Testa di Mercurio, una delle varianti di francobolli concepita per i giornali a partire dal 1851, composta in 4 pezzi dal valore e dal colore diverso da 3, 30 centesimi e da 1,50 lire e 3 lire.
La variante rosa pallida da 1,50 lire è tra le più rare e vale da 20 mila fino a 98 mila euro, ma l’intera collezione può far guadagnare fino a 260 mila euro se in ottimo stato.
Un singolo francobollo azzurro dal valore di 3 centesimi che è quello “meno raro” vale comunque da 250 euro (usato in buono stato) fino a 1000 euro se in condizioni perfette.