In questo articolo ci concentreremo sulle modalità di estrazione dell’oro dai rifiuti elettronici e dai circuiti stampati; ovviamente, le componenti d’oro sono difficilmente recuperabili in maniera sostenibile, ma ci sono molti studi a riguardo che stanno cercando di rendere sempre più green questo processo. In questa situazione di crisi imminente, poter fare affidamento su un sistema in grado di generare oro da dei rifiuti elettronici sarebbe un gran toccasana.
I metodi di estrazione dell’oro dagli scarti elettronici
In campo industriale si utilizzano prettamente due metodi per l’estrazione: il primo prende il nome di pirometallurgia, ossia l’estrazione del metallo dai minerali con temperature superiori ai 1.000 °C. Si tratta di un metodo ad alta intensità energetica, costoso e impattante, dal momento che rilascia composti organici come le diossine; il secondo invece è l’ idrometallurgia, o metallurgia per via umida, che impiega solventi liquidi per ottenere la separazione dei metalli dal minerale. Le soluzioni impiegate coinvolgono l’uso di cianuro, acido nitrico, acido cloridrico.
Insomma, per via industriale il processo è molto dispendioso e non certamente green: inoltre, a seguito di questi trattamenti, il materiale che conteneva l’oro non è più recuperabile: un grosso problema per l’industria del riciclo, che si vede privata di molti rifiuti preziosi in un’ottica di economia circolare.
Il trucco è utilizzare una soluzione di acido acetico e un ossidante, che permette di sciogliere l’oro in appena 10 secondi e estrarlo dai circuiti stampati lasciando intatte le componenti in rame, nichel, ferro e altri metalli. La tecnica può portare benefici economici incredibili: gli scienziati ritengono che, a fronte di un processo estrattivo tradizionale che costa 1.520 dollari per kg di oro, l’utilizzo dell’acido acetico abbatterebbe le spese fino a 66 dollari al kg. Insomma, il tutto sarebbe una piccola rivoluzione tecnologica, vista l’immensa mole di rifiuti elettronici che ogni anno il mondo produce (circa 50 milioni di tonnellate).
Data la carenza di metodi di riciclo adeguati, oltre l’80% di questi rifiuti finisce in discarica, con gravi problemi ambientali che potrebbero, d’ora in poi, essere via via risolti con una buona dose di aceto.