Anche senza scatenare teorie “complottiste” e simili, è sicuramente vero che l’interesse comune da parte dei vari stati e forme di unità sovranazionali è quello di “tenere sotto controllo” le transazioni economiche in primis, entro per forza di cose ai “paletti” determinati dalle regolamentazioni di privacy. Tra le metodologie di controllo “lecite” spiccano quelle legate all’uso dei contanti e nello specifico anche nei prelievi, che portano in alcuni casi a controlli da parte del fisco.
Prelievi, attenzione: ecco quando scattano i controlli del fisco
L’uso dei contanti è infatti regolamentato dalla soglia di importo che è possibile “spendere” con il denaro liquido. Oltre questa soglia, per ragioni di trasparenza e controllo fiscale, è fondamentale utilizzare altre forme “non fisiche” di denaro ad esempio un bonifico oppure un bancomat.
E’ importante ricordare che lo stato non può “tassare” il possesso di contante, che non è legato ad una normativa vera e propria, l’interesse concreto resta sull’utilizzo del denaro.
Il discorso si completa considerando i controlli del fisco sui prelievi, che sono ovviamente orientati a regolamentare dal punto di vista fiscale e delle imposte i propri “movimenti”. Ogni prelievo infatti viene attenzionato con controlli ma non è realisticamente possibile verificare ogni transazione: per questo motivo l’unità adibita al controllo legato al riciclaggio di denaro, l’UIF, ha ai potere di far valere le proprie ragioni e chiedere maggiori delucidazioni in merito ad eventuali controlli.
Solitamente questi non avvengono “a caso” ma solo in virtù di prelievi molto importanti, regolarizzati da un tetto mensile, che risulta essere per tutte le banche di 10 mila euro, quindi mediamente una forma di “soglia” abbastanza alta per la maggior parte delle persone del contesto privato / civile.
Prelievi maggiori possono infatti far comprendere una eventuale quanto probabile forma di necessità di transazione non regolarizzata dallo stato e quindi illecita, quindi se sono rilevate irregolarità l’UIF può effettivamente chiedere spiegazioni alla banca.