Una nazione considerabile attiva e florida secondo gli standard mondiali non può che prescindere da una forma di ordinamento preciso legato agli stipendi, in particolare quelli maggiormente diffusi, ossia orientati sui dipendenti. La busta paga è uno strumento indispensabile sia dal punto di vista pratico che concettuale sia per i lavoratori privati ma anche per lo stato che fa largo uso di questa forma di documento per modificare le proprie priorità economiche.
Busta paga, ecco chi avrà brutte sorprese ad Aprile: “vergogna”
A seconda del governo di turno, vi è una maggiore attenzione nell’elargire fondi in maggior quantità rispetto ad altri: in linea di massima in contesti di crisi come quelli che stiamo vivendo da qualche anno a questa parte la tendenza è quella di non ridurre le buste paga, ma di aumentarle.
Molti esperti però per forza di cose sono portati a far mantenere tutti sulla “terraferma”, e con risorse limitate è impossibile aumentare per tutti. In linea di massima l’attuale esecutivo Meloni ha sostanzialmente confermato il taglio del cuneo fiscale, che sarà mantenuto al 2 % per tutti i lavoratori e pensionati fino a redditi pari a 35 mila euro e al 3 % per quelli con reddito fino a 25 mila euro.
In linea di massima gli aumenti saranno incentrati su 19,25 euro in più al mese/231,00 euro anno per chi percepisce 10 mila euro annui, fino a 32,85 euro mese/394,23 euro anno per chi percepisce 35 mila euro annui.
Altre categorie percepiranno aumenti in base ai nuovi contratti stipulati da rispettivi CCNL e lo Stato, compresi di arretrati.
I lavoratori che fanno parte del contratto commercio hanno già ricevuto nei primi mesi del 2023 due aumenti corrispettivi in erogazioni una tantum da 200 e 150 euro, mentre da aprile in poi per questa categoria di lavoratori sarà applicato un aumento in busta paga per tutto il restante anno di 30 euro al mese.