Ci soffermiamo spesso sul valore delle monete rare, sorprendendoci della fetta di mercato che possiedono tra i collezionisti. Eppure, alcuni francobolli gareggiano con le monete rare in quanto a prestigio, raggiungendo valori davvero impensabili.
Il francobollo è nato ufficialmente a metà del 19° secolo, precisamente nel 1840, quando il suo ideatore Rowland Hill, un funzionario britannico, mise a punto l’idea di una valuta cartacea da apporre sulla corrispondenza c0me una sorta di “tassa pagata in anticipo”. Fino ad allora la corrispondenza aveva palesato numerosi problemi di diffusione, spesso imputabili ad un mancato pagamento del destinatario. In questo modo si ebbe rapidamente un’ottimizzazione totale del sistema postale, che aumentò di gran lunga la sua efficienza. Pertanto, molti stati hanno cominciato a produrre le proprie emissioni filateliche per i propri servizi postali.
La serie di francobolli da 30 mila euro
Anche i piccoli regni indipendenti italiani scoprirono rapidamente l’utilità di questi strumenti, che vennero introdotti il prima possibile. Alcune di queste prime emissioni sono molto rare, come ad esempio il famoso Garibaldino Mezzo Tornese, prodotto a Napoli durante la dittatura garibaldina. Ma anche gli stati del nord Italia si sono mossi in questo senso, come è il caso delle emissioni del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, in vita fino al 1860.
A partire dal 1852, Il Ducato ha emesso le prime serie di francobolli, e tra queste ve ne è una davvero molto remunerativa: ci stiamo riferendo alla serie col giglio borbonico, presente su 5 valori compresi tra 5 e 40 centesimi.
Singolarmente possono raggiungere i valori massimi di 300 euro, ma una nuova serie linguellata, ossia nuova di pacca, può arrivare a valere 30 mila euro senza alcun problema. L’alto valore conferito ai francobolli deriva soprattutto dal valore storico di quest’ultimi: spesso infatti è possibile partire da una serie di francobolli per tracciare un itinerario cronistorico di grande complessità e valore culturale.