La busta paga è un diffusissimo documento, non comune in maniera uguale a tutte le nazioni europee che serve in buona sostanza per certificare una forma di rapporto di lavoro tra il datore ed il dipendente, quest’ultimo è solito farne uso in modo specifico e diffuso per tenere conto dello stipendio ricevuto anche se la busta paga (chiamata anche cedolino paga) corrisponde a funzioni maggiormente diversificate, quindi è bene conoscerla almeno superficialmente.
Se in busta paga vedi questa voce fai attenzione: ecco quale
La busta paga è infatti organizzata in modo “Logico” anche se non tutte le voci sono semplici: se la parte superiore indica dati tutto sommato semplici per la comprensione media, come la qualifica del lavorante, il ruolo, la paga base ed il tipo di contratto di lavoro, la parte centrale, destinata al calcolo dei giorni di paga, ordinari e straordinari può essere sensibilmente più complicata da “tradurre”. In questa fase sono presenti diversi dati che fanno tutti riferimento alla forma di indennità, vale a dire i giorni di ferie, quelli di malattia, la tredicesima e l’eventuale quattordicesima, e simili.
La parte inferiore è probabilmente quella più difficile da decifrare in quanto comprende il calcolo contributivo e fiscale, una forma di “certificazione” della prestazione lavorativa per lo stato.
E’ particolarmente importante “buttare un occhio” a dati come il TFR (Trattamento di Fine Rapporto), una forma di calcolo annuo che è pari alla somma di tutte le mensilità lorde maturate diviso 13,5 e l’imponibile TFR che è pari alla somma di tutte le quote maturate anno per anno.
Corrisponde a quella che viene chiamata liquidazione, ossia l’importo economico che viene erogato al lavorante in caso generico di perdita del posto di lavoro e deve trattarsi obbligatoriamente di una forma di importo che aumenta nel corso dei mesi trascorsi nella medesima azienda.