In questo periodo di grandissima incertezza sui mercati, tutti gli investitori interessati a proteggere il patrimonio sono alla disperata ricerca di soluzioni valide: il mercato azionario nel 2022 ha zoppicato, i bond non offrono più un vero rendimento al netto dell’inflazione e le criptovalute, che dovevano “difendere dall’inflazione”, sono anch’esse così tanto in rosso rispetto ai fasti di un tempo neanche molto lontano che nemmeno 10 anni di inflazione porterebbero a così tanta perdita.
Ma chi bussa alla porta quando le persone non sanno a chi affidare i loro soldi? Beh, chi ne ha sempre bisogno, ovvero le casse pubbliche ma come farlo, se non con un bel BTP Italia indicizzato all’inflazione? Per tutti coloro che se lo sono perso, diciamo che nel 2022 ci sono state nuove emissioni di questi titoli di Stato e proprio in questo mese è in arrivo un nuovo appuntamento che porterà molte persone ad interrogarsi sulla convenienza dello strumento.
Il BTP Italia avrà una durata di 5 anni, ed è previsto anche un premio fedeltà pari all’8 per mille, per chi acquisterà il titolo e lo deterrà fino al momento della scadenza, cioè fino al 2028. In più c’è anche in palio una cedola minima che è appena stata resa nota a cui si aggiungerà poi una parte variabile, ancorata all’inflazione che farà ingelosire chi ha le prime cedole vicine al 10%.
A molti è comunque sembrata un’ottima opportunità in un periodo come questo, ma la chiave è proprio il periodo. Oggi che l’inflazione è arrivata davvero ai massimi degli ultimi tre decenni per cui comprare un bond indicizzato all’inflazione vuol dire quasi sicuramente pentirsene tra 2 massimo 3 anni.
La regola base dei mercati è infatti diventata “compra basso, vendi alto”. Non solo chi ha acquisterà il BTP Italia lo farà in corrispondenza del picco più alto mai avuto dall’inflazione ma lo farà sapendo che l’inflazione non potrà mai crescere in modo significativa più di così, in quanto chi fa le regole del gioco ha già deciso di avere un target più basso.
Noi non lo vogliamo ma potrebbe succede qualcos’altra cosa che porterebbe ad un’esplosione di maxi crisi finanziaria per un motivo qualsiasi e in questi casi la Banca Centrale Europea sarebbe allora nuovamente costretta a far lavorare le stampanti a pieno regime, ma sono situazioni talmente tanto improbabili che non stiamo nemmeno parlando di speculazione.